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La fotografia è diventata parte di me

Un rifugiato sud sudanese in Uganda è diventato fotografo professionista e fonte di ispirazione per altri rifugiati grazie al progetto Storytellers del World Food Programme
, Claire Nevill, WFP
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Bullen è un uomo esile, si esprime con parole discrete. Ma, con la macchina fotografica, diventa una forza della natura. Siamo nel campo di Bidibidi, in Uganda e Bullen sta parlando ai suoi studenti, 34 giovani rifugiati che seguono il corso per diventare ‘storytellers' (narratori) del WFP.

"Ero un rifugiato anch'io, una volta. Proprio come voi. Poi, però, ho fatto un corso e da allora, la mia vita è cambiata. Sono diventato chi sono ora grazie a un corso di formazione, proprio come quello che state seguendo voi", spiega Bullen.

"Come rifugiati nella terra di qualcun' altro, i vostri sogni sono molto importanti", continua Bullen. "Se avete una passione — nessuno vi potrà fermare".

Trentaquattro volti, giovani e pieni di speranza, lo guardano con attenzione. Spike G, uno degli studenti, fissa con intensità il suo ex compagno di classe e ritorna con la mente al periodo in cui giocavano insieme nella stessa squadra di calcio, nel campo rifugiati di Kakuma, in Kenia.

"Come rifugiati, i vostri sogni sono importanti"

Spike G è un rapper ed è noto per le sue energiche esibizioni dal vivo nel campo. Racconta le sue storie attraverso la musica e passa le sue giornate a comporre testi — nella sua mente e sul muro della sua capanna di fango. "Voglio essere uno Storyteller del WFP perché voglio far passare un messaggio", dice Spike.

Era da dieci anni che Bullen e Spike non si vedevano. Nel 2018, i ragazzi si sono rincontrati al corso di "Storytellers" del WFP, a Bidibidi. Entrambi dotati di notevole talento artistico, a Kakuma e ancora oggi, li unisce la loro passione per il teatro, per la musica, per il racconto.

A causa della guerra in Sud Sudan, Bullen ha passato parecchi dei suoi anni spostandosi con la famiglia tra il Sud Sudan, l'Etiopia e il Kenia. Nel 1995, a circa sei anni, Bullen è andato a vivere insieme allo zio e ai cugini nel campo rifugiati di Kakuma, in Kenia. Lì si è iscritto a scuola.

"C'era una brutta atmosfera nel campo, ma l'idea di un futuro migliore mi ha fatto andare avanti"

"A Kakuma c'era un buon sistema scolastico e molte opportunità di studiare arte, teatro e danza, attività a cui era difficile accedere in Sud Sudan", racconta Bullen. "Mi ci sono dedicato a tempo pieno, perché non si sa mai di quali competenze si potrebbe avere bisogno in futuro". Spike e Bullen si sono incontrati al corso di teatro — felici di avere la libertà e la tranquillità di esplorare la loro creatività.

Ma la vita a Kakuma non era sempre facile. Di notte, Spike, Bullen e i loro vicini subivano atti di intimidazione da parte delle comunità ospitanti, che li minacciavano e li derubavano.

"C'era una brutta atmosfera nel campo", dice Bullen, "ma l'idea di un futuro migliore mi ha fatto andare avanti, così come il cibo del WFP. Non sarei riuscito ad andare a scuola a stomaco vuoto. Quel cibo ha permesso,a me e ai miei amici, di vivere per realizzare i nostri sogni".

Spike è tornato a Juba, in Sud Sudan, nel 2008 per continuare gli studi. "È la mia madrepatria e desideravo tornare. Sono stato molto felice quando, nel 2013, il Sud Sudan ha ottenuto l'indipendenza, ho potuto studiare con regolarità per un pò". Mentre studiava Salute Pubblica all'università di Malakal, Spike coltivava anche la propria carriera musicale, registrando cd rap e suonando in occasione di eventi. Ma il sogno creativo di Spike è stato di nuovo interrotto allo scoppio della guerra nel 2016: per la seconda volta, è diventato un rifugiato, questa volta in Uganda. "Erano entrati nella mia università e avevano cominciato a sparare. Mio padre è stato portato via da casa. Non so cosa sia successo dopo. A quel punto, siamo subito partiti."

Dal canto suo, Bullen ha completato la scuola secondaria in Kenia nel 2009, ed è tornato a Juba per studiare Comunicazione e Giornalismo alla Christian University del Sud Sudan. Nel 2014, durante il suo ultimo anno, è stato selezionato dal National Geographic per partecipare al Photo Camp di una settimana a Juba. Fotografi professionisti hanno insegnato a Bullen come usare la macchina fotografica per raccontare storie attraverso l'obiettivo. È stata la prima volta in assoluto che ha tenuto una macchina fotografica tra le mani. È stato un momento rivelatore, che gli ha cambiato la vita.

"Il corso ha affinato i miei occhi e la mia mente — da quel momento tutto è cambiato. Sono stato ispirato da quei fotografi. Ho capito che volevo raccontare storie attraverso le fotografie".

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Bullen Chol ritratto da Sebastian Lindstrom

Alla fine del corso, Bullen avrebbe voluto scattare foto senza sosta. Portava in tasca una scheda SD che aveva comprato e ogni volta che vedeva qualcuno con una macchina fotografica, la chiedeva in prestito per scattare qualche foto. Mandò una delle sue foto preferite — uno scatto di giocatori di basket con disabilità — ad un concorso fotografico dell'UNESCO. Vinse il primo premio: una fotocamera Canon. Ora niente poteva più fermarlo.

"La fotografia è diventata parte di me", dice Bullen, "mi ha fatto andare avanti. Ho pubblicato le mie foto sui social media, alla gente piacevano e ne chiedevano altre. La mia pagina Facebook è diventata praticamente il mio CV e il mio profilo come fotografo continuava a crescere".

"Noi dobbiamo raccontare queste storie. C'è una generazione che cresce e ha bisogno di sapere del Sud Sudan".

Un passo dopo l'altro, Bullen è diventato ora uno dei fotografi locali più richiesti in Sud Sudan, le sue foto sono pubblicate dall'Associated Press, dalla Reuters e dalle organizzazioni umanitarie internazionali. "Bisogna lottare per ottenere quello che si desidera", racconta Bullen agli Storytellers, "la maggior parte delle persone non capisce il potere della fotografia, quindi noi dobbiamo raccontare queste storie: storie positive sulla cultura e le tradizioni, non solo quelle negative sulla guerra e sul conflitto. C'è una generazione che cresce e ha bisogno di sapere del Sud Sudan".

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Bullen e le Storytellers Eva e Lilias scherzano durante una esercitazione pratica a Bidibidi. Foto: WFP/Hugh Rutherford

A Bidibidi, Bullen si è unito agli altri istruttori Hugh e Rosebell per insegnare a 34 rifugiati lo storytelling digitale: fotografia, video e social media. La sua umiltà e la sua tranquilla determinazione sono evidenti mentre racconta con serenità agli studenti la sua storia, mostrando loro esempi del suo lavoro, aiutandoli nelle esercitazioni pratiche e contagiandoli con il suo brillante sorriso e la sua passione per la ricerca di nuove storie.

Bullen ha aiutato il diciassettenne Joseph, Storyteller tirocinante e molto eloquente, di Yei, in Sud Sudan, a scattare una storia fotografica nel suo negozio di barbiere. Joseph è rimasto ispirato dalla storia di Bullen. "La mia speranza è di diventare un giorno come lui", dice Joseph. "Voglio scattare foto e far sapere al mondo intero cosa sta succedendo nella mia comunità. Spero nel futuro di ricevere una buona istruzione, avere un buon lavoro e poter prendermi cura di mia madre che ha sofferto e mi ha aiutato a crescere".

Durante le due settimane di formazione, il gruppo di giovani uomini e donne ha condiviso storie sotto varie forme e parlato di qualunque argomento volessero. Molte storie erano sulla scuola, dei sacrifici che loro o la loro famiglia hanno dovuto fare per potersi permettere un'istruzione, e la speranza verso il futuro che questo ha dato loro.

Spike ha sviluppato una vera passione per la fotografia grazie al suo vecchio amico Bullen, ma ha avuto successo soprattutto come Storyteller musicale. "Scrivere testi è proprio come scrivere una storia. Quando sono venuto qui e il WFP mi ha dato da mangiare, ho ricominciato a stare bene, dormivo serenamente e così i testi hanno cominciato a formarsi nella mia mente". Il flusso creativo di Spike è stato rinvigorito dal cibo e dalla formazione come Storyteller del WFP. Spike ha eseguito la sua canzone "Sono stanco di essere un rifugiato" alla cerimonia di consegna dei diplomi nella Giornata Mondiale del Rifugiato del 2018.

"È davvero bello che il progetto Storytellers del WFP permetta loro di registrare quello che vogliono, è così che emergono le storie più reali e più belle", afferma Bullen. "Quando li vedo così appassionati capisco che questo è il percorso giusto. Questo è il modo in cui li aiutiamo ad affrontare il mondo reale: prima erano dentro casa, ora sono qui fuori per imparare e per guardare il mondo con una prospettiva diversa".

Guarda il documentario sul progetto Storytellers in Uganda. Filmato e prodotto da WFP/Hugh Rutherford

Bullen è recentemente tornato a Juba dopo aver partecipato negli Stati Uniti a un summit dei National Geographic Storytellers e si è dato la missione di lasciare un segno narrativo in Sud Sudan e nei paesi vicini, come ispirazione per gli altri.

"Il WFP mi ha dato da mangiare per sopravvivere, crescere e diventare fotografo — ora voglio restituire alla comunità quello che ho ricevuto dal WFP".

"È come un sogno che si avvera, formare la futura generazione di Storytellers. Un rifugiato può ottenere grandi cose nella vita. Il WFP mi ha dato da mangiare per sopravvivere, crescere e diventare fotografo —ora voglio resituire alla comunità quello che ho ricevuto dal WFP".

"Io ne sono un esempio vivente. Ho sofferto, ma non ho mai gettato la spugna. Gli esseri umani hanno bisogno di mangiare per sopravvivere, se c'è vita hai bisogno di cibo — il WFP c'era per me quando ne avevo bisogno e ha dato cibo a milioni di altri nella mia stessa situazione. Spero verrà il momento per queste persone di tornare nel loro paese per realizzare i propri sogni — senza l'aiuto del WFP tutto questo sarebbe impossibile".

Nel progetto Storytellers del WFP si insegna fotografia, video editing e social media per fornire alle persone che assistiamo gli strumenti e le abilità per parlare al mondo. Ad oggi, il WFP ha formato 200 rifugiati e persone in condizioni di insicurezza alimentare in Giordania, Ciad, Guatemala, Uganda, Bangladesh e Gibuti.

Gli Storytellers del WFP hanno tutti dei sogni, aiuta ad alimentare il loro futuro, ora. #feedourfuture

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